Il viaggio in Yemen prosegue raggiungendo Aden, una delle principali città dello stato, costituita dall’assembramento di antichi villaggi e dotata di un porto che ha una grossa importanza strategica, infatti si affaccia sul Golfo di Aden, punto d’obbligo di passaggio per l’ingresso nel Mar Rosso, lungo la rotta per il Canale di Suez. Sempre sul Golfo di Aden, si trova la città portuale di Al-Mukalla, che storicamente è stata il maggior centro commerciale per i traffici tra l’India e l’Africa. La sua economia ruota attorno al mercato del pesce, dove vengono vendute varie specie, tra cui negli ultimi tempi anche numerosi squali, purtroppo vittime di una pesca spietata. Spostandoci nell’entroterra si raggiunge poi la regione meridionale dell’Hadramaut, ovvero un territorio arido puntellato da villaggi color ocra addossati alle pareti delle montagne e circondati da estesi palmeti che si adagiano sul fondovalle. Tutta l’area è rinomata per la produzione dei datteri e del miele, che viene adoperato come alimento e anche per fini terapeutici. È facile qui osservare al lavoro donne contadine, che sembrano delle streghe per via del loro abbigliamento composto dal tradizionale niqab, la veste nera che lascia scoperti solo gli occhi e da uno strano copricapo appuntito di paglia che serve per un’efficace aereazione del capo, visto le elevate temperature della zona. La mancanza di scuole, ospedali e infrastrutture adeguate in questa regione, ha innescato dei pesanti scontri con il governo centrale della capitale yemenita, accusato di disinteresse, tanto che gli abitanti preferiscono rivolgersi alle autorità tribali presenti e ad attuare una serie di rapimenti di turisti, col solo scopo di indurre il governo ad interessarsi alla loro causa. Inoltre anche l’edilizia è in condizioni precarie, in quanto rappresentata da case a più piani costruite con mattoni di fango e paglia seccati al sole, una tecnica antica che le rende fragili sia al tempo che alle intemperie.